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IL TERRITORIO

 

Vite in alta quota: l'epoca d'oro della montagna

La colonizzazione dell'arco alpino è cominciata in quota.
Contrariamente a quanto potrebbe sembrare intuitivo oggi, le Alpi - e quindi le Dolomiti - sono state vissute e abitate prima in alto, oltre il limitare dei boschi, e poi a valle. Dai pascoli, l'uomo si è spinto a seguire il brucare delle capre sotto gli alberi, in un primo momento, quindi ad amministrare e modificare il bosco e a bonificare e coltivare anche le terre più basse.
La vita in alta quota ha cercato e trovato i suoi sistemi di sussistenza migliaia di anni fa.
Tra le molte sperimentazioni, quella del pascolo brado si è rivelata fin dal principio un'ottima soluzione, efficace ed economica: gli animali al pascolo hanno bisogno di meno cure, rispetto alle bestie che vivono a valle, nel villaggio, confinate in spazi a loro riservati da pulire e rifornire di cibo. L'epoca d'oro della montagna alpina si è nutrita anche di questa intuizione: dall'inizio dell'Età Moderna e fino a tutto l'Ottocento, le terre alte hanno rifornito le città di formaggio, oltre che di altri beni primari – come il legname, il carbone, i minerali, la carne. I rapporti tra città e montagna sono stati strettissimi per secoli, interdipendenti. 

 

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La malga alpina

La malga è la struttura produttiva più in quota del versante sud dell'arco alpino. In particolare, è stata per secoli il luogo centrale dell'economia di montagna delle Alpi Orientali, e delle Dolomiti.
A differenza del modello tedesco, che si basa su micro aziende agricole a conduzione famigliare quasi completamente autonome, i masi, la malga si rivela un modello economico fondamentale e vantaggioso per le zone a sud dell'arco alpino. Montagne con terreni meno esposti al sole, rispetto alle Alpi settentrionali, meno ricchi e produttivi. Zone in cui la sopravvivenza non poteva basarsi sulla sola agricoltura, né sul lavoro di un'unica famiglia.

Multitasking

In Dolomiti, per secoli, la sopravvivenza ha richiesto la collaborazione tra molti, e una buona organizzazione collettiva.
Si viveva di molte attività, tutte assieme: del legname che andava tagliato e spedito a Venezia, lungo i corsi d'acqua; del carbone e dei minerali estratti alla montagna; dei piccoli campi coltivati nelle lingue di sole rubate alle ombre delle crode; della carne delle bestie; quindi del latte e dei suoi derivati, i formaggi.
Nessuna famiglia, per quanto allargata, poteva occuparsi di tutte queste attività, tutte assieme.

Vita collettiva

Ecco che proprio nelle Alpi Orientali sono nate e si sono diffuse le Regole, per gestire la proprietà collettiva di boschi, pascoli, terreni agricoli.
Le terre venivano attribuite a sorte ai vari capofamiglia, ogni tre, quattro, cinque anni: ciascuno era responsabile del proprio appezzamento, per conto di tutta la comunità, e di esso viveva.
Per i lavori più grossi, la comunità si organizzava, assieme, dedicando giornate di lavoro collettivo – per costruire le case, ad esempio, o per pulire il bosco dopo l'inverno – oppure nominando una o più persone responsabili di una funzione alla comunità necessaria.

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La malga moderna

La funzione moderna della malga si è sviluppata così: si individuavano il malgaro e il casaro, che in estate salivano ai pascoli alti con le bestie di tutto il paese – mentre il resto del paese si dedicava all'agricoltura, più in basso – e le facevano ingrassare di sapori ricchi, le facevano partorire i vitellini, e con il latte producevano formaggi diversi per tutta la comunità.
Alla fine dell'Ottocento, si è affiancata alla malga – in alta quota – anche la latteria cooperativa, in paese: di nuovo, la comunità sceglieva di conferire il latte delle proprie bestie a chi veniva scelto per lavorarlo, per il bene di tutti.
Dall'inizio del Novecento in poi, la struttura economica e produttiva della montagna ha cominciato però a sfilacciarsi e indebolirsi. Oggi non esiste praticamente più, e la montagna va spopolandosi, perché ora sono le valli, a riempirsi di persone, e le Terre Alte se ne stanno abbandonate, silenziose, attraversate solamente da turisti o arrampicatori.
Eppure, di tutte le intuizioni di vita in alta quota, la malga pare essere una delle poche che ancora prova a resistere alla radicale trasformazione economica, e all'urbanizzazione
Perché anche oggi, in tempo di allevamenti intensivi, internet e sovrappopolamento, pare avere una sua efficacia e giustificazione. Che ha molto più a vedere con la genuinità del gusto e la cura dell'ambiente, piuttosto che un'ormai contenuta efficacia economica.
Ma tant'è: le malghe (alcune, almeno), continuano ad esistere.

 

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